Nel 1963 a seguito alla soppressione della Ferrovia Elettrica della Val di Fiemme, viene autorizzato il trasferimento presso la FGC di buona parte della sua dotazione di materiale rotabile. Sono tra-sferite sulla linea ligure tre elettromotrici (A1-A2-A3), due locomotori (B51 e B52), due carrozze di tipo lungo (C101 e C102) e quattro di tipo corto (C103-C104-C105-C106) oltre a otto carri chiusi a carrelli (CH468-CH475) derivati dalla trasformazione di precedenti carri a 760 mm di costruzione austro-ungarica.
Il primo rotabile ad essere trasferito, nel maggio del 1963, è proprio l’elettromotrice A2,
che il 18 giugno 1963 effettuerà, assieme ad una vettura del “tipo lungo” una corsa
sull’intera linea al fine di verificare la corretta inserzione di questo tipo di mezzi nelle
curve più strette e nelle gallerie. |
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I mezzi ex-FEVF hanno apparati elettrici del tutto simili a quelli dei locomotori e delle
elettromotrici ad alta tensione realizzate nel corso degli anni '20 dal TIBB per molte
ferrovie
concesse, che adottarono questa tecnologia circa un decennio prima che si estendesse in
ambito
FS. |
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Altra sostanziale particolarità dei mezzi FEVF è l’impiego del freno a vuoto Hardy, a
differenza del freno pneumatico Westinghouse comunemente impiegato su tutti gli altri
rotabili (inclusi quelli FS). |
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Sulle elettromotrici come la A2 il vuoto è realizzato mediante un’apposita pompa a vuoto che
viene alimentata alla stessa tensione di linea. È però presente anche un piccolo
compressore, alimentato in bassa tensione, che viene utilizzato per produrre l’aria
compressa necessaria ai comandi (chiu-sura interruttore principale, invertitore di marcia,
alzamento pantografo, fischio). |
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Per quanto concerne l’aspetto estetico, questi rotabili hanno il tipico ed elegante aspetto delle elettromotrici costruite dall'industria italiana (in particolare dall’accoppiata TIBB / Carminati&Toselli) nel corso degli anni ’20/’30 per molte ferrovie concesse a scartamento ridotto: infatti fra il 1924 ed il 1935 dai cancelli dello stabilimento milanese della C&T uscirono 29 elettromotrici, delle quali 6 destinate alla Domodossola-Locarno, 9 alle linee FAA di Fermo e Lanciano, 5 alla Spoleto-Norcia, 3 alla Ora-Predazzo, 2 alla Pescara-Penne, e, più tardi , 4 alla Rimini-S. Marino, mentre il materiale della Calalzo-Dobbiaco, esteticamente simile alle precedenti, venne prodotto dalla Stanga. |
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Queste realizzazioni, solo all'apparenza simili ma in realtà caratterizzate da profonde
differenze, segno di una produzione artigianale tagliata sulle richieste della committenza,
sono rimaste un unicum positivo come versatilità e durata, mai raggiunto successivamente, e
suscitano ammirazione ancora oggi. |
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Per quanto concerne le elettromotrici, l'elettromotrice A3 andò purtroppo danneggiata
irrimediabilmente nel tragico incidente del 1974 (i suoi carrelli e motori furono salvati ed
impiegati dappri-ma su una nuova cassa anch'essa numerata A3 e poi sull'A10) mentre le unità
A1 ed A2 nel corso degli anni '80 subirono un discutibile intervento di restauro che ne
alterò la forma della cassa e ne stravolse completamente gli interni (che vennero rifatti in
formica con sedute in finta pelle molto in uso negli anni '80). |
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Dal punto di vista funzionale, durante il restauro è stato potenziato il reostato per
rendere possibi-le la frenatura elettrica nell’esercizio continuativo (prevista in origine
solo per emergenza) mentre sono state fatte piccole modifiche sul circuito a bassa tensione
ed è stato installato un nuovo interruttore principale, in modo da rendere possibile
l'installazione del dispositivo di controllo della vigi-lanza della condotta del
macchinista, come previsto dalla normativa vigente. |
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Andrea Martinelli